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Credo che a molti di noi, la settimana dopo il 4 marzo, gli studenti abbiano chiesto di parlare dei risultati elettorali. Le elezioni erano generalmente molto sentite e questo è un dato positivo. L’interesse dei giovani probabilmente è stato determinato anche dalla presenza sulla scena politica del Movimento 5 Stelle che si presenta a loro con modalità e linguaggio nuovi e sicuramente accattivanti.
Valutare che cosa, come, in quale contesto? Queste le domande che ci siamo posti come IdR al recente incontro di aggiornamento che ha coinvolto docenti delle secondarie di primo e secondo grado. Il contesto è stato descritto dall’introduzione svolta da Carla Mantelli e integrata dagli interventi successivi. L’elemento forse più rilevante è che la nostra valutazione esclude, per legge, voti ed esami. Questo è un elemento decisamente discriminante per molti aspetti ma, nello stesso tempo, è spesso vissuto come una grande opportunità per dare importanza alla relazione educativa piuttosto che alle prestazioni.
Il Concilio Vaticano II è stato indetto da Giovanni XIII con un scopo preciso: rinnovare la Chiesa. Fino ad allora nella Chiesa si pensava infatti che fosse il mondo a sbagliare allontanandosi dalla religione, e si auspicava il ritorno ad un mitico Medio Evo un cui ancora la Chiesa fosse la detentrice della verità. In questo clima le concessioni fatte alla mentalità moderna erano viste come “ipotesi” temporanee che dovevano essere accettate solo a causa della nequizia dei tempi, solo per poter poi tornare a riaffermare le tesi sempre valide della Chiesa.
Gabriella Zarri, docente di storia moderna all’Università di Firenze, ha parlato al Collegio San Carlo di Modena dei mutamenti sociali ed ecclesiastici più rilevanti prodotti dal Concilio di Trento. La sua Conferenza si può ascoltare su “you tube” e sul sito della Fondazione. Zarri ha esordito adottando per tale Concilio la definizione di “cattolicesimo moderno”, proposta dal gesuita John O’ Malley, dove il termine “moderno” metterebbe in rilievo la sua relazione con l’epoca e non andrebbe inteso nel senso di “progressivo”.
Nelle mie classi quinte, la prima lezione dopo la pausa natalizia è stata dedicata all’ascolto del messaggio di fine anno del Presidente Mattarella. Ho fatto questa scelta perché il Presidente si è rivolto ai giovani nati nel 1999 (appunto quelli delle classi quinte) con parole che mi sono parse estremamente significative. Ricordando che il 4 marzo si terranno le elezioni politiche, ha tra l’altro affermato: “Ho fiducia nella partecipazione dei giovani nati nel 1999 che voteranno per la prima volta. Questo mi induce a condividere con voi una riflessione.
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