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Anche quest’anno, parlando con alcune colleghe, è emerso che in diverse scuole la dirigenza impone a noi IdR di tenere in classe, per parecchie settimane, avvalentesi e non. La scusa è che le scuole non sono ancora organizzate per sistemare i sempre più numerosi non avvalentesi. E tra noi c’è chi subisce, chi la prende con rassegnazione, chi si arrabbia, chi non ne può più...ma finora non si è riusciti a porre fine a questa prassi scorretta.
E così abbiamo ricominciato l’anno scolastico anche come IdR ritrovandoci a Basilicanova per il nostro primo incontro di formazione. Le ricche relazioni di Ovidio Vezzoli (Vescovo di Fidenza), Manuela Giuffredi (Insegnante di Storia e Filosofia) e Danilo Amadei (già Insegnante di Lettere), sono reperibili sul sito e non cercherò certo di sintetizzarle. Mi limiterò a un elenco di idee ispirandomi agli elenchi che Fabio Fazio leggeva qualche anno fa leggeva alla fine di “Che tempo che fa”. Qualcuno se ne ricorda?
Con la fine del mese di maggio ci siamo ritrovati per fare il punto su questo stranissimo anno scolastico. Però prima abbiamo festeggiato Maria Luisa Zavaroni (nella foto con Vinicio Zanoletti) che ha terminato la sua corsa nella scuola conquistandosi la meritata pensione. E non dimentichiamo nemmeno Enrico Bellè, nostro collega da poco tempo, appena diventato presbitero della nostra Diocesi. Insomma, perdiamo una suora ma guadagniamo un prete!
La convinzione che la meritocrazia sia una cosa giusta e desiderabile è pensiero di molti. Anche noi che lavoriamo nella scuola pensiamo spesso che i buoni risultati scolastici o, più elegantemente, il successo formativo, sia frutto dei meriti di studentesse e studenti. “La tale si merita di essere promossa, il tale non se lo merita proprio...” sono frasi che risuonano continuamente durante gli scrutini. Ma davvero il successo delle persone dipende dal merito e, di conseguenza, l’insuccesso dipende da demerito?
Sarà capitato anche a voi di commentare in classe la prima parte del capitolo 19 del Vangelo di Matteo che viene presentato da molte edizioni della Bibbia come diviso in due parti, la prima intitolata “Matrimonio e divorzio” (Mt.19,1-9) e la seconda “Matrimonio e celibato” (Mt. 19,10-12). E già qui le cose si complicano perché, spiega bene la teologa Simona Segoloni nel suo recente testo “Gesù, maschile singolare”, i due brani non vanno spezzati, pena l’incomprensione del discorso di Gesù. Come sappiamo, Gesù viene interrogato da alcuni farisei sulla possibilità, per gli uomini, di ripudiare la propria moglie per qualunque motivo. Gesù richiama il senso profondo del
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