Anche quest’anno, parlando con alcune colleghe, è emerso che in diverse scuole la dirigenza impone a noi IdR di tenere in classe, per parecchie settimane, avvalentesi e non. La scusa è che le scuole non sono ancora organizzate per sistemare i sempre più numerosi non avvalentesi. E tra noi c’è chi subisce, chi la prende con rassegnazione, chi si arrabbia, chi non ne può più...ma finora non si è riusciti a porre fine a questa prassi scorretta.
Io penso che qualcuno dovrebbe fare presente a chi dirige gli istituti scolastici che la legge va rispettata e quindi chi ha scelto di fare religione ha diritto di farla a pieno ritmo dal primo giorno di scuola e chi ha scelto di non avvalersi ha diritto ad avere spazi e assistenza secondo la normativa.
Perché ci sono dirigenti che non si preoccupano minimamente di non rispettare la legge? Perché, io credo, il corretto funzionamento dell’IRC è l’ultimo dei pensieri in chi dirige le scuole. E perché si pensa che noi IdR siamo lì per “intrattenere” gruppi di adolescenti, non proprio per insegnare una disciplina. La conseguenza è che alcuni di noi si trovano in classe gente che non ha alcuna intenzione di seguire le lezioni e fa dell’altro, oppure induce l’insegnante a fare tutt’altro rispetto a ciò che dovrebbe e vorrebbe fare, giusto per intrattenere, appunto, nel modo più dignitoso possibile, il gruppo classe.
Devono essere le singole (o i singoli) IdR a scontrarsi con le rispettive dirigenze e pretendere che le norme siano rispettate? Dovrebbe essere il sindacato a difendere la dignità del nostro lavoro? Dovrebbe essere l’Ufficio Scuola a richiamare al rispetto della legge? Non lo so e forse sono stati fatti tentativi da parte di ciascuno di questi soggetti.
Il problema però andrebbe risolto una volta per tutte.
È evidente che questo, come moltissimi altri problemi che ci riguardano, ha origine nell’ambiguità della norma concordataria (con tutto ciò che ne discende) per cui noi siamo uguali (in diritti e doveri) agli altri insegnanti ma certamente gli altri...sono molto più uguali di noi...
Ciò non toglie che certe situazioni non siano più tollerabili.