E così abbiamo ricominciato l’anno scolastico anche come IdR ritrovandoci a Basilicanova per il nostro primo incontro di formazione. Le ricche relazioni di Ovidio Vezzoli (Vescovo di Fidenza), Manuela Giuffredi (Insegnante di Storia e Filosofia) e Danilo Amadei (già Insegnante di Lettere), sono reperibili sul sito e non cercherò certo di sintetizzarle. Mi limiterò a un elenco di idee ispirandomi agli elenchi che Fabio Fazio leggeva qualche anno fa leggeva alla fine di “Che tempo che fa”. Qualcuno se ne ricorda?
1. Se vogliamo comprendere la Parola di Dio dobbiamo leggere e rileggere i testi, non accontentarci dei commentari dando per scontato di conoscere i testi. Vale anche per quelli più famosi come la parabola del buon samaritano. Interessante il fatto che in Luca 10,25-37si parli di “un uomo” che venne aggredito dai briganti. Nella "Fratelli tutti" però afferma che quell’uomo era un giudeo mentre il vescovo Ovidio ha rimarcato che nessuna qualità viene attribuita a quell’uomo ad eccezione della sua sofferenza.
2. Le parabole, ma anche il nostro insegnamento, servono a suscitare domande più che dare risposte. E’ un tema che è tornato anche sul nostro blog. Noi insegnanti abbiamo spesso la preoccupazione di fornire delle risposte ma in realtà ciò che educa sono le domande che poniamo e che suscitiamo. Le risposte spettano alle singole coscienze.
3. Gesù ci invita a “uscire dal nostro io prudente e ci chiede di aprirci all’oggi in cui qualcuno chiede soccorso e consolazione”. Bella questa espressione. Che collego alle parole di Francesco che raccomanda sempre di non adagiarsi sul “Si è sempre fatto così”. Bisogna avere il coraggio di sperimentare strade nuove!
4. La scuola italiana in quanto a fraternità è stata pioniera con l’eliminazione delle classi speciali, con il quotidiano impegno a creare condivisione, comunità e amicizia tra persone di diverse provenienze culture e religioni. La scuola è molto più avanti della società! C’è da chiedersi perché ci raccontiamo sempre il contrario lamentandoci continuamente del nostro sistema scolastico
5. Più indietro, però, nella scuola, resta l’IRC visto che molte diversità, soprattutto quelle religiose, quando entriamo noi IdR, escono dalla porta. “C’è qualcosa che non va”, azzarda un giovane collega. Che non sia tempo di pensare a un insegnamento religioso diverso, che non separi ma unisca, che non escluda ma che allarghi? Il nostro fratello Vescovo dichiara: “Ognuno resti a suo posto! Non si può rinunciare al proprio specifico. E se uno esce dalla porta fa una scelta libera che va rispettata”. Domanda: dove si applica l’uscita dal nostro io prudente? In quali casi è necessario abbandonare l’attaccamento al “Si è sempre fatto così?”. Studentesse e studenti privati della possibilità di confrontarsi su questioni religiose, di vivere il conflitto per costruire l’amicizia...non possono essere considerati, anche loro, alla ricerca di soccorso e consolazione?
6. Se vogliamo costruire pace e amicizia sociale dobbiamo accettare il conflitto che è inevitabile e a volte provvidenziale. Sarebbe interessante accettare il conflitto anche sul senso dell’IRC oggi con uno sguardo coraggioso verso il futuro.
7. Si è parlato molto di Educazione Civica. Qualcuno avanza proposte: “Quando l’Idr fa Educazione Civica deve avere tutta la classe perché non fa Religione!” E ancora: “Si può ben coordinarsi con l’insegnante dell’Attività Alternativa per coinvolgere quelli non si avvalgono dell'IRC!”. Premesso che a me piacerebbe fare Educazione Civica in quanto insegnante di Religione e non nonostante, tutta la classe per l’Educazione Civica la potremmo avere... per un’ora? Forse due ore durante l’anno? La collaborazione con l’Insegnante dell’Attività Alternativa qualche volta è effettivamente possibile. Ma forse non è chiaro a tutti che nella secondaria di secondo grado su 100 ragazze/i che non si avvalgono dell’IRC forse 10 (al massimo!) scelgono l’Attività Alternativa.
8. La formazione di noi IdR cambia: libertà di scelta ed elasticità. Solo due incontri annuali comuni. Avrò nostalgia per le nostre 20 ore di formazione comune. Certo, avremmo potuto sfruttarle meglio, dandoci un metodo di lavoro più rigoroso ed efficace. Ma il confronto tra chi è alle prime armi e chi ha tanti anni di insegnamento alle spalle, tra chi insegna in una scuola e chi in un’altra... è una ricchezza che speriamo di conservare in qualche modo cercando di condividere il più possibile le diverse esperienze che faremo.