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Il 2024 inizia senza che finiscano le tante guerre che insanguinano il mondo. Ci stiamo abituando ma non possiamo permettercelo. Il male gioca proprio sul fatto che ci si abitua, non lo si riconosce più, non ci si scandalizza più. Allora dobbiamo continuare a scandalizzarci di fronte a tutte le guerre e a pretendere che i nostri governanti si diano da fare per costruire pace e giustizia. Ci deve essere un modo per porre fine alla carneficina e trovare soluzioni ragionevoli. Ma abbiamo bisogno di persone capaci di profezia.
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Questo post è un po’ anomalo perché contiene la relazione che il nostro collega Filippo Binini ha svolto a un Convegno sull’IRC a Senigallia spiegando perché ha ancora senso scegliere di avvalersi della nostra disciplina. Quindi è un post più lungo del solito. Ma vale la pena leggere!
"Mi sembra molto importante tenere insieme i due poli di questa conferenza: l’ora di religione e il mondo che, intorno a noi, sta cambiando. Possiamo effettivamente parlare in modo consapevole dell’IRC solo collocandola dentro un contesto di profondo cambiamento.
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In Italia c’è stata una stagione d’oro delle fiction storico religiose ed è stata più o meno nei primi quindici anni del nuovo millennio. La TV di Stato e quelle private hanno presentato le storie di S. Pietro, Santa Barbara, Chiara e Francesco, S. Agostino, Giovanni XXIII e molte altre. Il convegno tenutosi a Napoli il 17 e 18 novembre scorso (organizzato dall’Istituto di Storia del Cristianesimo Cataldo Naro e dal Coordinamento delle Teologhe Italiane, al quale si poteva partecipare anche online)
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Questo post doveva avere tutt’altro argomento. Ma l’ennesima uccisione di una donna per mano dell’uomo con cui aveva avuto una relazione affettiva, mi obbliga a portare l’attenzione su di lei, Giulia, e ancora di più su di lui, Filippo. Non si ripeterà mai abbastanza infatti che il problema della violenza degli uomini sulle donne sono, appunto, gli uomini. E allora voglio rilanciare la parola di un uomo che spiega come tanti, troppi uomini, concepiscono la propria maschilità. “E’ sempre sbagliato fare una graduatoria del dolore,