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La giornata dedicata alla formazione degli Idr del 7 settembre scorso è stata molto ricca di contenuti (a breve un resoconto completo) che alimenteranno un interessante confronto, che dovrà trovare di sicuro ulteriori spazi sia a livello personale che comunitario, e non necessariamente solo tra Idr. In questo senso desidero sottolineare brevemente alcuni passaggi, a mio giudizio particolarmente significativi, sui quali continuare a “esercitare pensiero”.
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La lettera che i vescovi italiani hanno inviato a noi IdR all’inizio del nuovo anno scolastico e che l’Ufficio Scuola ci ha tempestivamente inviato, merita qualche sottolineatura. Innanzitutto dobbiamo essere riconoscenti ai nostri pastori per la fiducia che ripongono in noi, l’attenzione che dedicano alla nostra professione e agli sforzi che compiono perché venga sempre più valorizzata. Nel testo essi ribadiscono la validità del modello attuale ma esprimono anche la necessità di uno “sguardo aggiornato” che non trascura un dato che viene spesso sottovalutato.
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L’ora di religione è sotto processo. Non è una novità. Da anni si susseguono dibattiti pro e contro l’ordinamento concordatario vigente. Dibattiti spesso inconcludenti, a volte controproducenti, perché le barricate finiscono per cristallizzare le posizioni e trascinare nel discredito, se non nel ridicolo, un problema serio che si gioca sulla pelle di milioni di ragazzi. Solo una cifra: dalla scuola italiana escono ogni anno un milione di alunni pressoché analfabeti dal punto di vista religioso; vent’anni fa erano mezzo milione.E questo perché l’unica offerta di cultura religiosa – limitata alla sola religione cattolica - funziona tuttora, come si sa, sull’improvvido principio del “prendere o lasciare”.
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Qualche settimana fa si è tenuto un incontro, a margine del nostro percorso di formazione, per discutere dell’uso del libro di testo nell’IRC. Alcune colleghe della Secondaria di secondo grado hanno spiegato come e quanto usano il manuale che, per buona parte di noi, resta uno strumento didattico indispensabile. Il libro infatti costituisce un punto di riferimento importante per evitare che un percorso già molto frammentato, a causa delle poche ore a disposizione, diventi in qualche modo “illeggibile” perché non se ne coglie la continuità.