Qualche settimana fa si è tenuto un incontro, a margine del nostro percorso di formazione, per discutere dell’uso del libro di testo nell’IRC. Alcune colleghe della Secondaria di secondo grado hanno spiegato come e quanto usano il manuale che, per buona parte di noi, resta uno strumento didattico indispensabile. Il libro infatti costituisce un punto di riferimento importante per evitare che un percorso già molto frammentato, a causa delle poche ore a disposizione, diventi in qualche modo “illeggibile” perché non se ne coglie la continuità.

 

Il libro serve anche per facilitare l’apprendimento perché illustra in modo sintetico e, a volte, graficamente efficace i contenuti fondamentali di cui sui parla. E serve spesso come spunto di discussione grazie alle esperienze, alle provocazioni e alle attività che propone.

Molti libri inoltre sono dotati di supporti elettronici che a volte si rivelano utili per variare i linguaggi suscitando maggiore interesse nelle classi.

Utilizzare il libro, infine, comunica l’idea che l’IRC è una materia al fianco delle altre e come le altre ha contenuti e linguaggi specifici.

Un esiguo numero di colleghe invece ha scelto di non adottare il libro di testo e ha portato alcune motivazioni.

I libri scolastici servono innanzitutto per lo studio domestico. Dato che noi IdR (almeno alle Superiori) di fatto non possiamo far studiare a casa, l’adozione del testo perde una delle motivazioni fondamentali.

I libri oggi sul mercato inoltre, presentano spesso una impostazione decisamente “cattolico centrica” quando non catechistica. Sono quindi inadeguati come strumenti di apprendimento nel contesto scolastico nel quale tutti si devono sentire “a casa propria”. Non è in questione lo spazio più ampio che i libri concedono all’esperienza cattolica rispetto alle altre esperienze religiose. È in questione il modo con il quale se ne parla. Un solo esempio: in molti testi c’è un capitolo intitolato “La Chiesa”. Ebbene, “Chiesa” è utilizzato come sinonimo di “Chiesa Cattolica”. È corretto parlare di ecumenismo e poi esprimersi in questo modo? Le molte ragazze e i molti ragazzi ortodossi che frequentano l’IRC come si sentono di fronte a un simile messaggio?

Ancora, va notato che i manuali di Religione Cattolica, al pari dei testi delle altre discipline, non fanno alcuno sforzo per superare il sessismo del linguaggio e dei messaggi. Solo per fare qualche esempio, si intende (speriamo) “persona” ma si dice sempre e solo “uomo”; si raffigura Gesù sempre attorniato da uomini per poi inserire un paragrafetto (tipo “curiosità”) intitolato “il seguito femminile di Gesù”.

C’è anche da riflettere, infine, sul fatto che oggi il sapere passa sempre meno attraverso i libri e sempre di più attraverso altri canali molto più ricchi, duttili, personalizzabili.

Il dibattito continua…