“La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un'Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche" (Robert Schuman, Presidente del Parlamento Europeo dal 1958 al 1960). “Eravamo convinti che, se i vincitori del 1945 non fossero riusciti a raggiungere una riconciliazione rapida e completa con la Germania, le ferite di un’Europa
già lacerata tra Est e Ovest non sarebbero mai guarite, e il mondo sarebbe quindi andato incontro a un altro conflitto ancora più devastante di quelli precedenti” (Simone Veil, Presidente del Parlamento Europeo dal 1979 al 1982).
Ho citato uno dei padri e una delle madri dell’Europa Unita, persone che, insieme a tante altre, hanno saputo guardare avanti e con determinazione hanno cercato di realizzare il sogno di un’Europa senza guerre. Con grande coraggio hanno parlato di “riconciliazione” e di “sforzi creativi”, due espressioni che mi colpiscono molto perché sono le parole di cui avremmo un gran bisogno anche oggi in Europa.
In una mia terza liceo dove abbiamo parlato di conflitti e nonviolenza, di pace e di guerra, ho letto tra l’altro il brano di Matteo in cui Gesù dice: “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio, dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Matteo 5,38-39). E ho chiesto se, di fronte a un’aggressione militare come, per esempio, quella della Russia contro l’Ucraina, l’indicazione di porgere l’altra guancia sarebbe fattibile e in che modo. Tutte hanno scritto che rispondere alla violenza con l’amore (che non ha nulla a che fare con la passiva rassegnazione) è una cosa difficilissima ma possibile nelle relazioni interpersonali. Ma in presenza di un’aggressione militare è considerato davvero impossibile e anche ingiusto perché deve esserci il diritto alla difesa. Solo una ragazza ha scritto: “Di fronte a un’aggressione militare come quella russa contro l’Ucraina, porgere l’altra guancia potrebbe significare essere disposti a sorprendere il nemico usando metodi di ribellione pacifici. Per esempio, cercare innanzitutto di trovare un accordo e un punto di incontro sulle richieste avanzate dalla Russia e il secondo luogo, per esempio, potrebbe essere un'idea lasciare il territorio che vogliono invadere, vuoto, senza risorse e senza persone.”.
“Istintivamente ho pensato: già, e il territorio vuoto, senza risorse e senza persone, sarebbe subito occupato da russi che sfrutterebbero le risorse e beni che appartenevano a persone ucraine!”. Vero. La soluzione immaginata dalla mia alunna è certamente ingenua ma almeno lei ci ha provato. Quello che mi aspetto dal mondo intellettuale, politico, economico, delle nuove tecnologie, delle religioni, dei sindacati, del terzo settore ecc. è un grande, grandissimo sforzo per immaginare come “sorprendere il nemico usando mezzi di ribellione pacifici”. Questo dovremmo fare invece che discutere di armi.
A suo tempo, Robert Schuman propose che Francia e Germania unificassero la produzione di carbone ed acciaio per evitare che l’una costruisse armi contro l’altra. E così nacque la CECA. Uno sforzo creativo notevole, un concreto strumento di riconciliazione, una scelta sorprendente.
Oggi che dalla CECA si è sviluppata l’Unione Europea, dobbiamo continuare il cammino nella solidarietà e nel rafforzamento della cultura, delle leggi e delle istituzioni che hanno garantito al popolo europeo un lungo periodo senza guerre.
Carla Mantelli