Quest’anno ho chiesto il part-time (dieci ore) perché, dopo trentasette anni di insegnamento, le diciotto classi hanno iniziato a pesarmi. Avendo solo dieci classi mi si è liberato un sacco di tempo che ho pensato di riempire immediatamente! E quindi, per esempio, mi sono candidata al Consiglio di Istituto e sono stata eletta. Condivido qualche osservazione dopo le prime due riunioni effettuate. La componente studentesca (2 maschi e 2 femmine in una scuola frequentata per l’80% da femmine) non è

ancora stata presente al completo. All’ultima riunione addirittura c’era solo una ragazza.

Come noto, alla presidenza del Consiglio di Istituto deve essere eletta una persona rappresentante dei genitori e così è stato. Ma le riunioni le gestisce in tutto e per tutto il Dirigente Scolastico.

In due riunioni abbiamo già discusso documenti molto importanti che richiederebbero tempo per essere analizzati. Ma i documenti vengono inviati il giorno stesso o un paio di giorni prima.

Dirigente e docenti lamentano spesso la poca partecipazione dei genitori alla vita della scuola: alle elezioni per il Consiglio di Istituto si sono presentati in pochissimi. E anche a livello di classe, si fa spesso fatica a trovare qualcuno disposto a candidarsi. E quando si trova viene votata (molto spesso si tratta di una mamma) da due o tre genitori.

Le assemblee studentesche, quando va molto bene, affrontano temi sociali che non riguardano la vita ordinaria della scuola e quindi non generano mai proposte per un miglioramento della qualità della vita scolastica che potrebbero essere discusse e magari approvate dal Consiglio di Istituto.

Colleghe e colleghi della mia scuola sono favorevolmente molto stupiti dal fatto che dopo ogni Consiglio di Istituto, io scriva a tutti un breve report su ciò che è stato discusso e deciso. In effetti nessuno lo aveva mai fatto. Di solito non è ben chiaro nemmeno chi ci sia in Consiglio di Istituto.

Insomma, abbiamo a disposizione tanti strumenti di partecipazione ma la partecipazione è stanca, zoppicante, apparente.

Perché?

Probabilmente una ragione sta nel fatto che chi decide realmente l’impostazione della scuola è il Collegio Docenti e la dirigenza scolastica. Genitori e studenti hanno chiara la sensazione di contare pochissimo. Il PTOF, per esempio, va approvato dal Consiglio di Istituto ma in realtà quest’ultimo ne prende semplicemente atto.

In secondo luogo, il Consiglio di Istituto è un organo collegiale piuttosto autoreferenziale sia perché, appunto, le decisioni vengono di fatto prese altrove, sia perché non c’è una vera volontà di valorizzarne il ruolo.

In terzo luogo, la partecipazione non è molto di moda. Per la maggior parte delle persone (nella scuola come nella società) le cose non vanno poi così male quindi non ci sono battaglie a cui partecipare, obbiettivi davvero importanti da raggiungere collettivamente.

In quarto luogo… ditemi voi se condividete l’analisi e/o se avete altri elementi da aggiungere.

Che fare? Credo che se la partecipazione è qualcosa che interessa noi docenti e ci interessa che le nostre ragazze e i nostri ragazzi imparino la cittadinanza attiva (non facciamo mille progetti e progettini per questo?) dovremmo prima di tutto dare il buon esempio facendo qualche sforzo in più per rendere significativi gli organi di partecipazione. Certo, anche genitori e studenti devono assumersi delle responsabilità ma nella scuola noi ne abbiamo di più!

Chi ha idee ed esperienze positive da raccontare, scriva all’indirizzo del blog e io le pubblico!