Come narra il libro biblico di Ester, il re di Persia voleva mostrare agli amici, dopo giorni e giorni di gozzoviglie, la bellezza di sua moglie, la regina Vasti. Aveva fatto largo sfoggio del lusso in cui viveva e intendeva mostrarne l'oggetto più prezioso. Ma Vasti disse “no”. Si rifiuta di farsi esporre come un oggetto da osservare con ammirazione. O forse con cupidigia. Vasti si oppone al marito per difendere la propria dignità e verrà punita da una compatta squadra di potenti maschi che si coalizzano con il re per evitare
che altre donne seguano l'esempio di Vasti e si ribellino ai loro mariti-padroni.
Vasti verrà ripudiata e il re si prenderà un'altra moglie, scelta tra tante ragazze considerate alla stregua di merci, più o meno preziose, poste sul mercato. Qui inizia la storia della regina Ester ma voglio fermarmi a Vasti. Il suo “no” le è costato caro ma quanta forza le donne oltraggiate e reificata di tutto il mondo possono trarre da questo suo “no”! Sono tante, tantissime le Vasti del passato e del presente.
Oggi, per esempio, inchiniamoci riconoscenti di fronte alle Vasti della “nuova Persia”, di quell'Iran in cui uomini feroci, abbarbicati al loro potere, non esitano a opprimere, imprigionare e uccidere le nostre sorelle, regine nella lotta per la libertà. Come scrive Luigino Bruni su Avvenire di qualche giorno fa: “la buona lettura della Bibbia non è soltanto esercizio spirituale o religioso. Quando e se diventa appena questo, la Bibbia rimpicciolisce e noi con essa. La parola che ascoltiamo durante le liturgie genera e nutre le parole che ci diciamo tra noi quando torniamo a casa, lungo la strada. Alcune di queste parole figlie della parola hanno fatto migliore il mondo, e hanno fatto migliore la Bibbia”.