Puntuale come l’inizio dell’anno arriva il problema sollevato dalla prof.ssa Carla Mantelli relativo alla gestione dei non avvalentesi (NA) alla religione cattolica. La ragione per la quale si chiede agli IdR di farsi carico dei NA è certamente, direi esclusivamente, di carattere organizzativo, anche se questa non può essere una giustificazione in quanto la legge non prevede alcun ritardo nell’attivazione del servizio per i NA.
Avevano peraltro rassicurato che da quest’anno si sarebbero anticipate a giugno le operazioni finalizzate all’individuazione del fabbisogno relativo all’ora alternativa. In realtà nelle scuole, ancora quest’anno, il reclutamento del personale per l’attivazione dell’ora alternativa avviene solo dopo che l’orario delle lezioni è stato predisposto. Operazione questa che, come noto, richiede qualche settimana, sia pure con tempistiche varie da scuola a scuola. A questo si è aggiunto, ma in realtà era così anche negli anni precedenti, anche il problema degli spazi causa covid: una più generale mancanza di aule pone problemi per tutte quelle attività che si svolgono al di fuori dell’aula stessa. Fatto sta che per l’una o per l’altra ragione, o per entrambe, il risultato è la richiesta all’IdR di trattenere i NA per motivi di “vigilanza” all’interno della propria ora.
Quali i margini di tolleranza e cosa si può fare per evitare il puntuale ripetersi di questa modalità gestionale?
Negli anni si sono trovate alcune strategie di contenimento più o meno esplicitamente condivise sul piano della prassi:
- la garanzia che la richiesta fosse limitata a pochissime settimane (cosa peraltro non sempre poi verificatasi),
- l’attivazione di percorsi di “ospitalità” all’interno della propria classe di NA sulla base di progetti didattici mirati e concordati così da “legittimare” la loro presenza in aula dei NA (soluzione questa che risolve la cosa almeno sul piano operativo nonostante qualche ambiguità giuridica),
- l’attivazione a inizio anno di percorsi di “educazione civica” in quota IRC, così da risolvere con piena legittimità la presenza dei NA (opzione di fatto forzosa quanto meno nei tempi anche se possibile sul piano regolamentare),
- la semplice richiesta da parte dei Dirigenti di “vigilanza” sui NA all’interno dell’aula nel mentre l’IdR è impegnato nella sua funzione (con oggettivo motivo di “disturbo.
- l’esortazione a “non fare religione” ma a occupare i ragazzi con temi di “carattere generale” (sic!), cosa che si commenta da sé…
Va anche detto che per alcuni IdR questa situazione è stata agita come favorevole opportunità per interagire con alunni NA e cogliere così un’occasione per mostrare una volta di più l’effettiva valenza culturale dell’IRC, occasione a volte sfociata nella richiesta di modificare la propria opzione.
Cosa fare?
Intanto si rende necessaria un’indagine promossa dall’Ufficio presso gli IdR per raccogliere i dati relativi alla dimensione del problema e alle possibili variazioni sul tema in quanto a soluzioni adottate.
Sarebbe utile valutare l’impatto della richiesta, qualche settimana o diverse settimane? Se si tratta di poche ore si può considerare la disponibilità dell’IdR come una cortesia finalizzata al buon andamento della scuola.
Diversamente sarebbe opportuno, direi doveroso, far presente la cosa al Dirigente dichiarando una propria eventuale disponibilità a termine da concordare. Nelle situazioni con maggior disagio si può chiedere al Dirigente che proceda con un ordine di servizio scritto e motivato, con scadenza, così da chiarire al docente, agli alunni NA e alle famiglie la situazione di oggettivo impedimento. Non sarebbe male se almeno i Dirigenti ne parlassero anzitempo con i docenti di religione così da prevedere tempistiche per quanto possibile certe e da manifestare attenzione e rispetto per il loro lavoro.
Non si esclude da parte dell’IdR una legittima dichiarazione di indisponibilità a farsi carico della questione; del resto, rimane che gli alunni NA non sono alunni dell’IdR a motivo della scelta fatta a suo tempo e pertanto che non si deve dare per scontato un obbligo che non c’è a carico dell’IdR.
Bisognerebbe verificare in sostanza, sul piano nazionale, se la presenza fin dal primo giorno di lezione di un personale dedicato all’ora alternativa sia fattibile perché dovuta, o se le tempistiche organizzative di fatto impediscono la puntuale applicazione della norma perché tale personale “esiste solo” dopo l’inizio delle attività.
Condivido l’opinione della prof.ssa Mantelli quando afferma che per molti Dirigenti questo sembra essere l’ultimo dei problemi forse per la relativa percezione che essi hanno dell’IRC, o magari, al contrario, perché ritengono che, proprio perché IDR, siano per questo personale “disponibile” per qualsiasi bisogno, educativo e non.
Rimango comunque disponibile, alla luce dei rilevamenti che mi saranno comunicati, a considerare l’opportunità o la necessità di un formale intervento presso le istituzioni scolastiche.