Nell’ambito del programma di aggiornamento degli insegnanti di religione, si sono incontrati ed hanno dialogato tra loro don Raffaele Mazzolini e Padre Dionisios Dimitrios.
Don Mazzolini ha riconosciuto che l’iniziativa del dialogo ecumenico è venuta dalle chiese evangeliche che, in ambito missionario, si sono rese conto dello scandalo costituito dalla divisione tra cristiani.
Ancor oggi la chiesa cattolica non fa parte del Consiglio Ecumenico delle Chiese, ed ha inteso inizialmente il dibattito ecumenico come dialogo bilaterale con singole chiese.
In ambito locale, bisogna riconoscere il ruolo avuto da laiche cristiane che hanno fondato il SAE ed hanno così promosso la conoscenza tra persone, favorendo un riavvicinamento “dal basso”.
Occorre poi riconoscere, ha sottolineato Mazzolini, l’importanza fondamentale per l’ecumenismo del Concilio Vaticano II, con il Decreto “Unitatis redintegratio”.
Padre Dionisios, ringraziando per l’invito, ha sottolineato come la sua attività ministeriale sia iniziata a Parma, dove la chiesa ortodossa è stata anche accolta in alcuni luoghi di culto cattolici.
La mappa religiosa italiana, ha proseguito, è radicalmente mutata, con l’arrivo di molti slavi che hanno reso più presente anche nel contesto famigliare la tradizione ortodossa.
La comunità ortodossa consiglia alle famiglie di scegliere l’insegnamento di religione a scuola, in quanto si tratta di un primo modo di sentir parlare di Gesù. Per quanto concerne il dialogo ecumenico, bisogna riflettere sul fatto che la comunicazione tra la parte orientale ed occidentale della chiesa cristiana si è interrotta da mille anni, e purtroppo la conoscenza reciproca è spesso avvenuta in base ai “contra”, cioè sulla base delle discordie teologiche.
Sarebbe lungo spiegare come la ortodossia, per motivi storici, sia divenuta più una pratica legata alla liturgia che un “credo” da trasmettere ad esempio attraverso il catechismo; questa diversa vita ecclesiale ha distanziato nei secoli la parte latina da quella greca…
Sollecitato da varie domande, Dionisios ha poi parlato di come intendere la priorità del patriarca di Costantinopoli (peraltro non riconosciuta dalla chiesa di Mosca): tale patriarcato ha solo un primato d’onore e non può intervenire sulle altre chiese se non richiesta.
Riguardo al Concilio panortodosso di Creta, per quanto 4 chiese si siano alla fine ritirate, Padre Dionisios ne ha sottolineato l’importanza: il Concilio ha infatti prodotto molti documenti, di cui si sentiva grande bisogno dal momento che le chiese ortodosse non si sono più riunite dopo i primi 7 Concilii. Riguardo all’ospitalità eucaristica Padre Dionisios ha riconosciuto che permangono difficoltà, in quanto criterio di comunione nella chiesa ortodossa è proprio la partecipazione all’eucarestia, mentre nella chiesa cattolica l’unione si realizza nella comunione con la chiesa di Roma, che afferma il famoso “primato petrino”, il concetto che rimane il maggior ostacolo sulla via dell’unità ecumenica.
Alcune insegnanti hanno invitato i due relatori, rappresentanti di chiese divise dalle rispettive posizioni teologiche, a vedere il rapporto coi ragazzi da un punto di vista più “esistenziale”, il che porterebbe forse a superare anacronistici steccati. I bambini che seguono l’Irc, ha aggiunto una docente della scuola primaria, dopo essersi uniti ai loro compagni nell’ora di religione, manifestano la volontà di partecipare anche al catechismo insieme ai compagni e quindi accedere ai sacramenti…
Qui Padre Dionisios ha però risposto sollevando un’obiezione: un conto infatti è la religione a scuola, che è una questione “da professori”, un’altra i sacramenti, che esigono e realizzano una comunione di tipo ecclesiale.
Padre Dionisios ci ha forse dato in questo modo una implicita ma chiara lezione di laicità?