Nei giorni scorsi è stata presentato a Roma il volume a cura di Sergio Cicatelli e Guglielmo Malizia “Una disciplina alla prova. Quarta indagine nazionale sull’insegnamento della religione cattolica in Italia a trent’anni dalla revisione del Concordato” (ed. Elledici). La novità rispetto alle precedenti indagini sta nel fatto che sono state misurate anche le conoscenze religiose di chi si avvale dell’IRC e i risultati, almeno secondo la lettura datane da Avvenire, sono inaspettatamente soddisfacenti. Nel numero del 18 gennaio scorso infatti il quotidiano della CEI  titola: “Prof. promossi a pieni voti”.  

Le conoscenze religiose di studentesse e studenti italiani infatti non sarebbero così disastrose come altre indagini hanno fatto credere e il merito viene attribuito a noi IdR. Per verificare l’attendibilità di questa lettura sarebbe interessante proporre il questionario anche a chi non si avvale dell’IRC. Altrettanto interessante sarebbe analizzare tutte le domande che sono state poste per verificare se siano o meno adeguate a misurare le conoscenze religiose. Il criterio che è stato utilizzato per definirle si basa sulle Indicazioni Nazionali per l’IRC ma sappiamo tutti che queste sono molto generali e lasciano ampi margini di scelta sugli effettivi argomenti da approfondire. Sorge poi un’ulteriore domanda: l’IRC è l’unica materia, almeno alle superiori, che non richiede (di fatto non può richiedere) studio domestico. Siamo davvero così bravi che riusciamo a ottenere apprendimento senza bisogno di assegnare compiti? Se fosse così saremmo davvero insegnanti super! O forse le nostre colleghe e i nostri colleghi di altre discipline si dovrebbero rendere conto che far studiare a casa non serve a nulla!

Attendo di leggere integralmente l’indagine ma i dubbi sulla lettura entusiastica che ne è stata data non mancano. Di seguito l’illustrazione della ricerca ad opera degli autori. 

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