“La Bibbia sui banchi di scuola: non è mai troppo tardi”. Su questo tema il Collegio IdR di Parma ha riflettuto sabato 3 settembre a Villa S.Maria di Fornovo grazie alla guida della biblista Marinella Perroni e del teologo Marco Dal Corso (nella foto). La prima giornata di aggiornamento dell’anno è iniziata con le Lodi all’interno delle quali il Vescovo Enrico ha richiamato l’importanza del nostro ruolo nella scuola come insegnanti di Religione Cattolica, all’interno di un quadro normativo che va accettato così come è.

La prof.ssa Perroni ha richiamato l’eccezionale importanza del Concilio, e della Dei Verbum in particolare, che ha restituito a tutto il popolo di Dio il diritto-dovere ad essere alfabetizzato sulla Scrittura. La Chiesa post conciliare ha vissuto con entusiasmo e impegno la riscoperta della Scrittura e i frutti ci sono certamente stati anche se dagli anni Ottanta in poi si è assistito a un affievolimento dello spirito conciliare. In ogni caso nel nostro Paese resta un diffuso analfabetismo religioso, e quindi anche biblico, così come resta forte la difficoltà di fare accettare la Bibbia nella scuola come un testo fondamentale della nostra cultura. Tre le ragioni di questa situazione: 1. Una politica della scuola molto carente rispetto all’istruzione religiosa di fatto affidata a una disciplina (IRC) facoltativa e marginalizzata; 2. L’abolizione delle facoltà di Teologia dal consesso delle scienze universitarie come se lo studio del fatto religioso fosse una questione riservata ai preti; 3. Il laicismo sciocco e perverso degli anticlericali nostrani che pensavano di espugnare l’oscurantismo eliminando la religione dalle università.  L’associazione BIBLIA (Associazione laica di Cultura biblica) che la prof.ssa Perroni coordina, ha cercato di aggredire il problema dell’analfabetismo biblico proponendo iniziative, concorsi, percorsi, di formazione sulla Bibbia rivolti alla scuola in quanto tale e non tanto a chi insegna Religione Cattolica. Alcune iniziative hanno avuto un grande successo e per il prossimo anno scolastico le scuole sono invitate a lavorare sul tema: “Dalla cetra al rap. Bibbia-musica-bibbia” (info www.bes.biblia.org ).

L’intervento del prof. Dal Corso (che è anche insegnante di Religione in un liceo) si è concentrato sull’uso della Bibbia in classe fornendo innanzitutto alcune avvertenze generali per affrontare la lettura del testo, avvertenze di tipo ermeneutico e di tipo teologico. Le prime: la Bibbia è un testo “codificato” quindi è un codice culturale, storico e religioso ma anche interreligioso e interconfessionale; è un testo “codificante” che cioè ha un valore normativo per molte persone; è un testo “decodificabile” quindi reinterpretabile da chi lo legge (quest’ultimo aspetto è molto importante nell’uso della Bibbia a scuola). Le seconde: è necessario “de-ellenizzare” la Bibbia perché la cultura greca e la Bibbia presentano due prospettive profondamente diverse (per esempio la prima si concentra sull’ identità mentre la Bibbia guarda all’alterità); la Bibbia legge la storia con gli occhi delle vittime; è una rivelazione che si pone sul piano etico, non fisico né metafisico: l’obiettivo della Bibbia è l’istituzione della fraternità; il pensiero biblico può stare nel clima della post modernità perché non propone verità assolute ma misericordia.

All’ introduzione del prof. Dal Corso sono seguiti i gruppi di lavoro suddivisi per ordine di scuola. Nei gruppi si doveva abbozzare un percorso didattico su “Bibbia e…”. Nonostante il tempo limitato sono uscite proposte molto interessanti a partire dall’idea di lavorare sulla Bibbia e i colori nella scuola dell’infanzia a quella di fare “riscrivere” il Cantico dei Cantici in una classe delle superiori. Molto utile il conclusivo confronto con il relatore che, tra l’altro, ha insistito sul valore della Bibbia come testo narrativo più che argomentativo.

La giornata ha evidenziato che molti insegnanti lavorano abitualmente sulla Bibbia e con la Bibbia e sarebbe interessante potere condividere in modo più approfondito le varie esperienze didattiche con lo scopo di migliorare sempre di più la nostra professionalità.

Perché forse non si chiarisce mai abbastanza che noi IdR ci qualifichiamo come professionisti della scuola, non come missionari di Cristo nella scuola. O meglio, siamo missionari di Cristo come lo sono tutti i credenti in Cristo che nella scuola operano, qualunque materia insegnino. Non avere chiaro questo punto non solo non aiuta a qualificare la nostra professione ma non aiuta nemmeno a riconoscere l’enorme valore culturale delle religioni e, al loro interno, del cristianesimo e della Bibbia.