E anche quest’anno abbiamo ripreso gli incontri del collegio IdR (Parma e Fidenza) con una bella riflessione condotta sulla base dell’ultimo libro di Brunetto Salvarani: Senza chiesa e senza Dio. Presente e futuro dell’Occidente post-cristiano, Laterza 2023. Il teologo ha risposto alle provocazioni delle colleghe Elena Bini e Giordana Capurro che hanno cercato di collegare il contenuto del testo alla nostra esperienza di insegnamento della religione cattolica. “Ma la religione cattolica non esiste!”
ha esclamato Salvarani. La religione è quella cristiana e la cattolica è una confessione al suo interno. Se non si ha chiara questa distinzione, il messaggio che trasmettiamo sarà viziato. D’altra parte, secondo Salvarani, in Italia l’ecumenismo non interessa a nessuno, se no ci preoccuperemmo della contro-testimonianza che, come cristiani, stiamo dando.
In ogni caso è molto importante che la scuola si valorizzi la cultura religiosa perché è essenziale per imparare a vivere in una società pluralista. Sarebbe però necessario un dibattito pubblico su che cosa si insegna, come e perché lo si insegna, ma in Italia questo dibattito purtroppo è assente.
Forse dipende anche dal fatto che in fin dei conti l’IRC, nonostante il calo evidente nella secondaria di secondo grado soprattutto al nord e nei grandi centri urbani, tiene. Come è spiegabile questo fatto, hanno chiesto le colleghe, visto il contesto di indifferenza religiosa che contraddistingue il nostro contesto culturale? Secondo Salvarani i motivi sono tanti: evidentemente la proposta è qualitativamente buona, si è – quasi ovunque – superata l’ambiguità tra IRC e catechismo e, inoltre, è fallita clamorosamente l’attività alternativa all’IRC.
Il nostro è un tempo di indifferenza religiosa ma è anche un tempo in cui emerge un forte bisogno di spiritualità. Le persone si allontanano dalle religioni tradizionali e dalle istituzioni che le incarnano ma cercano altre strade per esprimere la loro apertura alla trascendenza: a volte in forme sincretiste di “religione fai da te”, a volte in riti di massa come grandi concerti o tifo sportivo. Il contesto è problematico ma vi si possono scorgere grandi opportunità per aprirsi a un modo nuovo di vivere e testimoniare il vangelo, un modo che non conta più sul potere, sul prestigio, sulla forza della maggioranza ma solo sul messaggio di Gesù.
Gesù però potremmo “giocarcelo” molto meglio nel nostro impegno di evangelizzazione ma anche nell’IRC. Purtroppo, il modo in cui è stato trasmesso il vangelo si è progressivamente staccato da ciò che la Scrittura narra dei gesti, delle parole e degli atteggiamenti di Gesù. Con esiti a volte paradossali. Per esempio, il cristianesimo ha costruito un pensiero “familista” quando Gesù, ripetutamente, mostra di non dare importanza ai legami di sangue ma a quelli di fede.
Allora, invece di concentrarci sulla dottrina e sulla morale legata al cristianesimo possiamo concentrarci sul narrare chi è Gesù, che cosa ha detto, che cosa ha fatto.
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