Nei giorni precedenti le elezioni politiche appena tenute, ho pensato di offrire uno spazio di confronto sul voto ai miei studenti, interpretando un loro bisogno solo dopo da loro verbalizzato. Del resto, considerando anche i nostri obblighi recentemente resi più espliciti dall’introduzione della nuova Educazione Civica, ho trovato doveroso dare attenzione all’evento per studenti alla loro prima esperienza elettorale. Non che avessi aspettative particolari nel propormi, certo speravo che l’aver nel loro recente
passato lavorato sui temi della fondazione della politica nella modernità in chiave storico-filosofica, avesse prodotto una qualche competenza da spendersi, o almeno una qualche sensibilità “politica”, data la sua rilevanza nel determinare i nostri modi di essere come società, anche mediante meccanismi come i riti elettorali.
Sono rimasto colpito, anche se in verità non sorpreso, dal fatto che nella quasi totalità dei miei studenti non si evidenziava alcun orientamento politico consapevole, e nemmeno forse il bisogno di averlo. Sembravano dirmi che si può cioè tranquillamente abitare il nostro tempo, e fare le nostre cose senza assumere la politica come sfondo e la democrazia come esercizio. Piuttosto disarmante, ma niente di clamoroso, del resto sono decenni che ci raccontano che la politica è cosa brutta, che è solo spazio di potere e di scontro per esso, spesso non senza dosi di malaffare etc… Per cui, se davvero le cose stessero così, niente di più logico constatarne la crescente irrilevanza per molti non senza espressione di fastidio e avversione.
Certo, nelle nostre aule parliamo di molte cose, ma a quanto pare queste tante cose non si fanno “politica”, non aiutano ad una comprensione utile per orientarsi nel mercato delle idee. E in questo senso va da sé che si aprono non pochi interrogativi di carattere educativo e culturale prima ancora che politico in senso stretto.
Ho però potuto cogliere un segnale opposto a quanto detto, e a mio parere molto significativo per comprendere un po’ di più le nuove generazioni: una grande sensibilità e quindi una forte attenzione sui temi relativi ai diritti civili e, se pur in grado minore, per i temi ambientali. Questioni queste percepite “fuori” dalla dimensione politica ma molto presenti nei vissuti e nelle gerarchie dei valori come metro di giudizio, paradossalmente, di quella politica stessa di cui, per altre ragioni, molti giovani non riescono proprio a cogliere la rilevanza e forse nemmeno la presenza.