Qualche settimana fa in occasione delle annuali letture bibliche organizzate dall’associazione Viandanti, la pastora battista Lidia Maggi ha tenuto alcune vivaci lezioni sul Cantico dei Cantici. Testo che più lo si legge e più risulta sorprendente. Sappiamo che l'inserimento del Cantico dei Cantici nel canone biblico non è stato indolore ma una volta accettatolo tra i libri sacri è stato considerato il Cantico più bello, appunto il Cantico dei Cantici. È singolare che in esso non venga mai nominato Dio (fatta eccezione per l’ambiguo cenno di Ct.8,6).
D’altra parte che cosa c’è di più efficace per parlare di Dio che descrivere le sue creature che si amano? È nell'amore infatti che si rivela il nostro essere a Sua immagine. È amando e contemplando chi si ama che conosciamo qualcosa di Dio. Dio si è incarnato in Gesù ma si incarna anche in due amanti che si cercano, si perdono, si ritrovano, si desiderano, diventano uno nella carne e nello spirito senza mai smettere di essere due.
Delle lezioni di Lidia Maggi richiamo solo alcuni di frammenti.
Uno. La giovane donna del Cantico sembra guidare la danza dell'amore con tenerezza, trepidazione e trasporto sì, ma anche con notevole "sfacciataggine". È soprattutto lei che cerca lui sfidando vincoli familiari e norme sociali; è lei che lo invita all'amore noncurante dei tentativi dei fratelli di contenerla. Coraggiosamente, quasi spavaldamente, dichiara la propria libertà rispetto alla mentalità e alla società patriarcale.
Due. In alcune versetti le traduzioni italiane riportano l'epiteto “sposa” quando lui si rivolge a lei (es. Ct.4,9). Lidia Maggi afferma che la traduzione del termine ebraico non è “sposa” ma “amata”: inutile tentare di istituzionalizzare un amore che si presenta forte, profondo e divino al di là di ogni istituzione umana. Addirittura un amore in cui non compare il tema della procreazione, così centrale nella Bibbia quando si parla di relazione di coppia.
Tre. Il Cantico è in fondo la riscrittura di Genesi 2-3 da un altro punto di vista. È il superamento del peccato che tende a fare entrare il dominio nelle relazioni, è la ricollocazione della coppia primordiale nel giardino che la volontà umana di controllo aveva trasformato in campo di battaglia: “Verso tu marito sarà il tuo istinto ma egli ti dominerà” (Gen. 3,16).
Di solito faccio leggere il Cantico in 4^ liceo nell'ambito della riflessione sull'amore. Lo stupore per un testo biblico così umano non manca mai ma non è sempre facile fare apprezzare un linguaggio che è molto distante dal nostro. A volte, su suggerimento di una collega, ho proposto di tradurne una parte in uno stile più attuale. Di seguito uno dei migliori risultati 😊:
“LUI
Hey, sai che ogni volta che passi in corridoio tutti si girano a guardarti?
Le guance arrossate dopo ginnastica ti stanno benissimo
e i capelli raccolti in quella coda spettinata fanno risaltare il tuo volto.
Quasi quasi ti regalo una collana!
LEI
Eccoti finalmente! Dov'eri sparito? È da giorni che non ti vedo in giro…
hai fatto fuga o stavi male?
LUI
Sei proprio bella! Passerei ore a guardare i tuoi occhi
LEI
Grazie, grazie, anche tu sei bello, ma si può sapere dove sei stato?
Ti ho tenuto, in autobus, il solito posto ma non c'eri!
Sono andata nel nostro angolo al parco ma non c'eri!” (Noemi, Pietro, Roberto, Federica 4D)
Cosa ne dite? 😊