É giusto avere una “weltanshauung” antropocentrica oppure no? Quando Dio comanda: ”Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela  e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra” (Genesi 1,28) non afferma che l’essere umano è al centro della creazione e deve dominarla in quanto essere superiore? La relazione della prof.ssa Antonella Bachiorri (Università di Parma) ascoltata lunedì scorso al secondo incontro di formazione sulla Laudato sì, ha messo in discussione la legittimità dell’impostazione antropocentrica

 

suscitando molte domande in tutti noi che abbiamo l’abitudine di raccontare la creazione e il posto dell’essere umano al suo interno in un certo modo. La relatrice ha affermato che l’antropocentrismo è tipico del pensiero occidentale che vede ogni essere vivente in funzione dell’essere umano: piante, fiori e animali hanno valore in quanto sono utili a lui/lei. E in effetti è così che noi di solito leggiamo il primo racconto della Genesi: il maschio e la femmina, le uniche creature ad essere immagine di Dio, sono il vertice della creazione, il metro per valutare tutto il resto.

Se però noi vogliamo essere coerenti con una impostazione che fa della sostenibilità il proprio punto di riferimento, secondo la prof.ssa Bachiorri dovremmo passare a una impostazione biocentrica per la quale gli esseri umani sono animali tra gli altri, parte integrante di quella rete di relazioni tra tutti gli altri esseri viventi. Ciò non significa negare la specificità della persona umana (che è in grado di riflettere su se stessa e sulla proprie azioni) ma vederla inserita in un sistema complesso che ha valore nel suo insieme e nel suo insieme va salvaguardato. 

Di nuovo: è conciliabile questa impostazione con ciò che afferma la Genesi? Forse la risposta non è così semplice ma possiamo intanto osservare che secondo Genesi 1,29 Dio dona come cibo al terreste “l’erba che produce seme e ogni albero in cui è frutto che produce seme”.  Nel progetto di Dio non c’è la violenza, nemmeno sugli animali che servirebbero alla nostra alimentazione. Nel secondo racconto della creazione poi, i verbi “dominare” e “soggiogare” vengono “sostituiti” dai verbi “coltivare” e “custodire”. I terrestri che dominano la terra dunque sono coloro che se ne prendono cura, certo non coloro che la sfruttano desertificandola.  

La prospettiva biocentrica forse non ci costringe a rinunciare alla singolarità umana ma ci invita a vedere gli umani nella rete di relazioni nella quale sono inseriti e che merita rispetto e cura.

D’altra parte l’etica della sostenibilità, come ce l’ha descritta la prof.ssa Bachiorri, propone principi molto vicini all’etica evangelica:

  • valore del sè-in relazione
  • riconoscimento delle affinità e delle differenze
  • coscienza del limite
  • principio di precauzione
  • principio di equità interspaziale e intergenerazionale
  • etica della cura

Per la relazione completa della prof.ssa Bachiorri e per le altre relazioni (prof. Francesco Giusiano, prof. Enzo Lucchetti, don Paolo Salvadori) si può consultare la sezione “Formazione” del sito.