Spesso mi sono chiesta come facessero gli europei a vivere negli anni 40 del secolo scorso vedendo sparire i loro vicini di casa ebrei, sapendo che venivano stipati in vagoni per merci e bestiame, sentendo dire che venivano rinchiusi in campi di concentramento... Come facevano a vivere senza fare niente, senza dire niente, continuando a svolgere una vita normale? Ora so la risposta. Facevano come facciamo noi. Su alcuni giornali (soprattutto Avvenire https://www.avvenire.it/attualita/pagine/corte-aja-libia )
ci sono articoli che documentano le condizioni di vita dei detenuti nei campi libici: torture, stupri, condizioni igieniche spaventose, compravendita di esseri umani, migliaia di morti nel mediterraneo, da anni. Il Tribunale penale internazionale dell’Aja ha da poco redatto un Rapporto che ufficializza tutto questo e ha trasmesso i dati al Consiglio di sicurezza dell’ONU. Succederà qualcosa? Io lo spero ma so che senza una mobilitazione forte dei popoli, senza un’azione netta dei governi (i quali volentieri scendono a patti con i trafficanti di persone pur di ridurre gli ingressi nei propri Paesi), senza un Europa unita e convinta nel non volere dare alcuna collaborazione a chi a chi governa i campi di prigionia, potrebbero passare anni e anni prima che qualcosa cambi.
Almeno parliamone a scuola, almeno suscitiamo l’orrore e l’indignazione. E se faremo leggere il famoso testo di Primo Levi, decliniamolo al presente: “Meditate che questo è”
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.(Primo Levi)