Stefania Mazzocchi, la nostra infaticabile collega che da anni insegna al Liceo Ulivi, ha partecipato a Valencia in Spagna, dal 1 al 7 settembre ad un progetto ERASMUS PLUS (il programma dell’Unione europea per l’Istruzione, la Formazione, la Gioventù e lo Sport 2014-2020) che riguardava l'educazione permanente dei docenti. Insieme a due colleghe, una docente di Italiano e Latino del Bertolucci e l'altra di Disegno e Storia dell'arte del Marconi, ha seguito un corso sul Progetto STEAM acronimo di Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Arte e Matematica.  “Non si tratta di una metodologia didattica - speiga Stefania - e neanche di 5 discipline a sé stanti ma di discipline integrate in un nuovo paradigma

 

educativo basato su applicazioni reali ed autentiche”. Un orientamento interdisciplinare che integra l'ambito scientifico e quello umanistico; in origine c'era solo STEM che implicava un approfondimento della conoscenza scientifica ma in un secondo momento si è ritenuto necessario aggiungere la A di Arti che comprende tutto lo scibile di ambito umanistico.

Per comprendere meglio il significato dell'esperienza le abbiamo rivolto qualche domanda.

Qual è stato l’aspetto di questa esperienza che ti ha fatto crescere nella tua professionalità?

Penso sia opportuno inserire nuove modalità didattiche visto che la nostra società è caratterizzata da cambiamenti molto veloci per cui diventa necessaria la partecipazione della scuola a questo cambiamento inserendo trasformazioni nella comunità educativa, nel ruolo svolto dal docente che deve aiutare gli studenti e le studentesse ad imparare facendo, favorendo in ciascuno una propria costruzione delle conoscenze.
Non è una riflessione recente che la lezione frontale vada integrata con altre modalità didattiche di insegnamento, facendo uso delle nuove tecnologie, rendendo attivi la studentessa e lo studente, introducendo compiti di realtà... in sintesi una didattica per competenze.

Un aspetto che ritengo importante e che ho avuto la possibilità di approfondire in questo Corso sono state le strategie per migliorare ed incidere sull'autoefficacia, cioè sulla fiducia che ogni persona ha nelle proprie capacità di raggiungere gli obiettivi che si prefigge o che le/gli vengono indicati. Riflettere sull'importanza della creazione di un buon clima d'aula, di seguire il processo di apprendimento in tutte le sue tappe, di sostenere tutte e tutti per il raggiungimento del successo di ciascuno, individuando strategie diverse alfine di attuare una didattica inclusiva. In questo contesto ho avuto l'impressione che noi IDR per la sensibilità che ci contraddistingue abbiamo da tempo inserito questi valori e metodi nella didattica.

Per svolgere questo tipo di didattica occorrono anche luoghi idonei più flessibili, che non sono sempre quelli che abitualmente usiamo. All'Ulivi abbiamo alcune aule speciali come TEAL e DEBATE dove l'assetto è modificato. Con l'accesso alla rete ogni aula diviene un laboratorio favorendo una didattica rinnovata. Imparare a lavorare in gruppo attraverso metodologie strutturate come il cooperative learning è uno degli aspetti che va implementato per contrastare il diffuso individualismo presente anche tra i banchi di scuola.

L'altro aspetto che ho sempre ritenuto importante è sostenere la creatività nella scuola e sono stata contenta di constatare che nell'approccio STEAM è stata ribadita l'importanza di sostenere processi creativi nell'apprendimento perché attivano fortemente e motivano, favoriscono il confronto e generano energia nel gruppo valorizzando tutti nelle peculiarità di ciascuno.

Ti sei potuta confrontare con altre insegnanti di religione o capire come funziona l’insegnamento della religione in Spagna?

Purtroppo ero l'unica IDR, i docenti portoghesi e la docente croata erano di area scientifica. 

La Spagna è una monarchia costituzionale, ogni Regione dispone di autonomia in ambito educativo; nel caso specifico della Comunità Valenciana (che comprende le città di Valencia, Alicante e Castellón), questa competenza è stata trasferita direttamente ai centri scolastici.

Nell’ educazione secondaria obbligatoria (quattro anni) ci sono 2 ore settimanali in prima e seconda; 1 ora settimanale in terza e quarta. A 16 anni, i ragazzi si iscrivono al baccalaureato (2 anni) se intendono proseguire poi con gli studi universitari e, in questo caso, si offrono due ore di religione nei due anni, che però possono distribuirsi come due ore in prima e nessuna in seconda oppure una per anno. Per quanto riguarda i dati, il numero di avvalentesi di Valencia è piuttosto scoraggiante, visto che la percentuale nella scuola d’infanzia si aggira sul 45%; nella scuola primaria sul 50%; nella Secondaria Obbligatoria sul 30% e nel Baccalaureato (dai 16 anni) sul 20%. L'unico aspetto positivo in Spagna è che ci sono due opzioni nella scuola pubblica: o IRC o un corso di Etica come materia alternativa. 

La scuola privata che abbiamo visitato e che segue in tutti gli ordini l'approccio STEAM ha sostituito l'ora di Religione nella scuola secondaria superiore con le abilità e le competenze previste nella Raccomandazione relativa alle competenze chiave per l'apprendimento permanente emanate nel 2018 dal Consiglio d'Europa su proposta della Commissione europea. Una domanda mi è sorta spontanea: rischiamo di essere sostituiti da un'altra disciplina anche noi qui in Italia, magari dall'Educazione civica? Per ora è materia trasversale obbligatoria ma domani chissà. 

Cosa può imparare la scuola italiana dalla scuola nella quale hai frequentato il corso?Ritengo sia importante condividere le otto competenza chiave europee che sono: alfabetica funzionale; multilinguistica; matematica e in scienze, tecnologia e ingegneria; digitale; personale, sociale e capacità di imparare a imparare; in materia di cittadinanza; imprenditoriale; in materia di consapevolezza ed espressione culturale.

Condivido l'idea che le competenze di imprenditorialità e quelle sociali e civiche possano affiancare le competenze disciplinari, alfine di far crescere giovani che possano diventare cittadini attivi, creativi, dotati di spirito di iniziativa e capaci di fare una lettura critica e personale del nostro tempo. 

 

E noi che cosa potremmo insegnare a loro?

Come ho accennato penso che con modalità non standardizzate tendiamo già a queste competenze e conoscenze, rimane la questione aperta sul far conciliare la profondità, lo spessore dei contenuti che i nostri studenti e le nostre studentesse acquisiscono al termine del percorso scolastico e l'introduzione di percorsi di attivazione autonoma.

Un punto di incontro può essere l'attivazione di percorsi di Service Learning che è “una proposta pedagogica che mira a far incontrare gli studenti con problemi presenti nella loro realtà di vita collaborando con le istituzioni e le associazioni locali generando un circolo virtuoso tra apprendimento nell'aula (learning) e servizio solidale (service) nella comunità.”

Il progetto continua e tra poco dovrò condividere i materiali e il percorso con il Collegio Docenti della mia scuola e successivamente attivare un “work shop” aperto anche alla cittadinanza ove confluiranno tutte le esperienze che anche le altre colleghe hanno fatto e faranno in quest'anno scolastico presso Scuole Europee.