Dato che nessun insegnante, ad eccezione di noi IdR, ha diciotto classi, nessuno come noi può ragionare sul modo in cui vengono gestiti i Consigli di classe ed eventualmente avanzare alcune proposte perché vengano gestiti meglio. In base alla mia esperienza propongo alcune osservazioni e alcune riflessioni. Il dato che trovo più eclatante è la diversità di trattamento che rischiano studentesse e studenti in base al gruppo di insegnanti che si ritrovano.
Osservando i voti ho notato spesso che, nella stessa disciplina, in una classe ci possono essere 6 o 7 insufficienze su 20 studenti e in un’altra classe zero insufficienze. Il livello della sufficienza è qualcosa di notevolmente elastico che dipende molto dal livello di “tolleranza” del singolo insegnante più che dalle oggettive differenze tra le classi. Molto difficile anche mantenere un comportamento omogeneo per quel che riguarda le promozioni e le bocciature nei casi dubbi. In alcune classi si ragiona così: “Questa ragazza ha quattro insufficienze, è troppo fragile e poi non ha alcun supporto a casa anche se si impegna. Non può farcela, quindi meglio che ripeta l’anno o che sia ri-orientata”. In altre classi si ragiona così: “Questa ragazza ha quattro insufficienze, è troppo fragile e poi non ha alcun supporto a casa anche se si impegna. Quindi dobbiamo aiutarla e darle solo due materie da riparare ad agosto”. Il verbo “aiutare” è usato moltissimo ed è uno dei verbi più ambigui che esistano nel contesto dei CdC. Si usa esclusivamente quando si alza un voto, quando si trasformano i cinque in sei, quando si promuove ad agosto chi non ha recuperato ciò che doveva ecc. Ma chi l’ha detto che in certi casi non sia un aiuto la bocciatura o un cinque che resta cinque perché la preparazione non è sufficiente? La parola “ri-orientamento” è un’altra parola magica. Normalmente viene utilizzata per invitare una persona a orientarsi verso un tipo di scuola “più facile”. Mai visto un ri-orientamento in senso contrario, per esempio con un invito a passare dal liceo delle Scienze Umane al liceo Scientifico a una studentessa particolarmente brillante in matematica. Spesso si dice che il voto è dato alla prestazione e non alla persona ma in realtà non è sempre così. Quante volte si premia l’impegno, l’atteggiamento collaborativo o comunque positivo nei confronti della scuola al di là della performance? L’atteggiamento positivo e l’impegno, se ci sono, possono trasformare un cinque e mezzo in un sei. Se non ci sono lo trasformano in un cinque, con conseguenze non sempre lievi.
Non so se sia possibile uniformare maggiormente il comportamento di noi insegnanti quando valutiamo. Tentativi se ne fanno, per esempio quando si propongono le cosiddette prove comuni (stessa prova per classi parallele) da correggere a cura del relativo dipartimento. Ma mi sembra si tratti di esperienze sporadiche. Certamente una riflessione comune più approfondita sui criteri di valutazione non guasterebbe anche perché nella scuola delle competenze la valutazione diventa molto più complessa rispetto a un contesto nel quale si valutavano solo le conoscenze. Non guasterebbe nemmeno l’acquisizione di un metodo più rigoroso per gestire le riunioni dei Consigli di Classe che spesso sono infestati da chiacchiere inutili, confusione, cattiva qualità del coordinamento, cattiva gestione del tempo...