L’ultimo incontro di formazione di noi IdR è stato dedicato all’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia scritta da Papa Francesco. Ce ne ha parlato don Marco Uriati, già direttore dell’Ufficio Scuola della Diocesi ed esperto di teologia morale. E qui nasce il primo “problema”. Don Marco infatti ha espresso grande soddisfazione perché Amoris Laetitiae “certifica” l’uscita della riflessione sull’amore coniugale dall’ambito della teologia morale verso l’ambito della teologia tout court. L’amore tra la donna e l’uomo è luogo specifico in cui Dio si rivela, non va ridotto a un fatto umano da normare!

Il secondo tema toccato riguarda Amoris Laetitia coma avvenimento linguistico. Il papa non introduce novità dottrinali ma un linguaggio nuovo capace di fare scoprire in modo nuovo la realtà della famiglia. Citando Maria Pia Veladiano, don Marco ha osservato che Francesco fa capire che le parole della chiesa vengano da storie vere. Infatti la vita di famiglia è colta “in flagrante”, nella sua ordinarietà e, proprio per questo, nella sua straordinaria capacità di essere luogo della rivelazione di Dio.

La terza questione su cui il relatore si è soffermato riguarda la stretta familiarità tra eros, filia e agape che percorre tutto il documento. Non corrisponde al vero che l’amore cristiano sia agape e non eros. Le tre dimensioni stanno insieme e sono effetti del Sacramento.  Agape senza eros e filia non esiste! E come non si può indagare eros con le sole armi della psicologia, non si può nemmeno indagare agape con le sole armi della teologia.

Il quarto elemento caratterizzante l’Esortazione Apostolica è la sua continuità con l’inclusività della tradizione cristiana. Non esiste una teologia cristiana che teorizza che qualcuno per forza va all’inferno. Tutti sono amati da Dio, tutti ricevono il dono della salvezza. Il compito della Chiesa è annunciare la misericordia di Dio prima ancora di indicare la via giusta da percorrere.

Una domanda infine ha chiuso la relazione di don Marco: “Chiedo all donne e agli uomini che hanno letto questo testo se, in quanto a parità di genere, possa essere considerato un approdo”. Ha risposto una collega secondo la quale l’Amoris Laetitia, non giunge a un approdo soddisfacente sulla questione della parità di genere: restano in essa residui di cultura patriarcale (si parla per esempio dello “sposo che deve proteggere la sposa” al n.55), una visione stereotipata dei ruoli materno e paterno (n.173-177), resta una non chiara consapevolezza della radice culturale della disuguaglianza tra donne e uomini.

“Ma” ha chiesto qualcuno dal pubblico “perché porre questa domanda?”. Perché è una domanda da porre sempre, ha risposto don Marco, qualunque sia il tema che si affronta.