Qualche settimana fa, come Collegio IdR, abbiamo sentito l’esigenza di ritrovarci per approfondire una questione - la questione del “gender” - che ultimamente agita molto gli animi anche perché tocca qualcosa che coinvolge profondamente ogni persona: l’idea di maschile e di femminile, il senso della differenza sessuale, il significato di eterosessualità e omosessualità, il valore della famiglia e della genitorialità.
Ci ha aiutato il teologo don Aristide Fumagalli autore del volumetto “La questione gender - Una sfida per l’antropologia” ed. Queriniana.
Non ritengo utile riassumere qui ciò che ha detto: il suo testo è agile, chiaro ed efficace quindi ne consiglio vivamente la lettura.
Dopo quell’incontro mi sono chiesta come si possa proseguire la discussione in modo sereno e costruttivo e ho pensato che sarebbe prioritrio attuare il metodo della nonviolenza riconoscendo le buone ragioni di tutti gli attori in campo:
- le buone ragioni di filosofe e filosofi che intendono destrutturare il codice binario “maschio femmina”, “padre madre” in quanto ritenuto oppressivo della libertà dei singoli. Se è vero che ciascuno di noi è persona originale e irripetibile, possiamo comprendere e rispettare il valore di ogni istanza di libertà;
- le buone ragioni di chi sostiene il valore antropologico della dualità sessuale in quanto coerente con il disegno creativo di Dio che “maschio e femmina li creò” e con il diritto dei bambini a riconoscere il proprio padre e la propria madre. Se è vero che noi “siamo” e non semplicemente “abbiamo” un corpo, possiamo comprendere come esso non debba essere considerato irrilevante dal punto di vista dell’identità personale e della relazione con gli altri;
- le buone ragioni di chi elabora ed attua progetti sulla differenza di genere che intendono semplicemente liberare le persone dagli stereotipi sessisti, educare a un rapporto paritario con l’altro sesso e al pieno rispetto di ogni persona, qualunque orientamento sessuale esprima. Se è vero che tanta ingiustizia e violenza nel mondo continua a dilagare anche a partire da una cultura maschilista e patriarcale possiamo comprendere l’importanza di superarla con l’educazione e le leggi.
Riconoscere le buone ragioni di tutti non significa ovviamente “dare ragione a tutti” ma evitare la demonizzazione di chi non la pensa come noi, riconoscendoci nella comune umanità. Solo in questo modo si evita la costruzione di nemici da abbattere e si apre un dialogo che può fare crescere tutti.